Tra le verdure più consumate in Asia (Cina e Sud Est asiatico) sono stata attratta dalle “verdure senza cuore” segnalatemi da Giulia, una ragazza di Roma che studia cinese con me. È incredibile accorgersi di quante cose possano passare sotto i nostri occhi senza vederle, perlomeno finché qualcuno non ce le fa notare. Da quel momento in poi, ve lo assicuro, escono dalle fottute pareti.
In particolare queste verdurine non solo sono servite in moltissimi ristoranti cinesi, ma sono anche vendute fresche nel reparto ortaggi degli alimentari etnici: basta aprire gli occhi, attivare l’hashtag mentale #kongxincai, e i misteri della cucina orientale, dei suoi “strani” ingredienti, si rivelano ai nostri occhi nella loro alimentare semplicità.
Partiamo dal nome: “verdura senza cuore” è la traduzione letterale di 空心菜, kōngxīncài (“kōng” è un aggettivo/verbo e significa vuoto/svuotare, “xīn” è il cuore, “cài” significa verdura). Le foglie di questo ortaggio hanno un fusto cavo, un po’ come quello degli spinaci. Parlo di spinaci non a caso, perché gli americani chiamano queste verdure “water spinach” ossia “spinacio d’acqua” (c’è anche chi lo chiama “swamp cabbage”, confondendolo però con altre cose). Per amor di completezza filologica, segnalo che in cinese il nome esatto è 蕹菜, wèngcài, mentre per i giapponesi è 朝顔菜, asagaona.
Da un interessante e dettagliato documento pubblicato dal Departement of Environment and Primary Industries dello stato australiano di Victoria* scopriamo che il nome ufficiale della pianta è Ipomea aquatica e fa parte della famiglia delle Convolvulaceae: se girate per prati o vivai, probabilmente conoscerete delle specie di ipomea utilizzate come piante ornamentali, perché hanno un grazioso fiore a forma di campanella. La specie aquatica è tipica delle zone tropicali, ha bisogno di caldo, cresce in acqua tutto l’anno ed è commestibile. Nonostante il nome inglese “water spinach”, la verdurina senza cuore dal punto di vista classificativo non è tanto imparentata con gli spinaci nostrani ma con la patata dolce (stessa famiglia delle Convolvulaceae). A seconda della varietà, le foglie possono essere più o meno allungate, comunque l’aspetto è meglio spiegarlo con una foto.
Il sapore è dolce, forte, e non ha nulla a che vedere con quello delle coste (non è aspro). Vi consiglio di provarle almeno una volta perché capita di rado di trovare verdure di questo tipo dal sapore marcato e non amaro. Mentre la foglia cotta si ammorbidisce, la consistenza del gambo cotto non è fibrosa e soprattutto è… (scusate, mi tocca dire una parola che ultimamente mi dà parecchio fastidio a a causa dell’abuso che se ne fa in cucina e nei luoghi in cui si straparla di cibo) CROCCANTE. Ebbene sì: se mai vi troverete a un VERNISSAGGIO con catering orientale, potrete ben dire “Apprezzo la croccantezza di questa kōngxīncài”, badando però di pronunciare in modo perfetto i toni, altrimenti farete solo la figura dei parvenu.
Forza, ai fornelli!
Se invece ho solleticato la vostra curiosità, e la prossima volta che andrete in un alimentari etnico finalmente presterete attenzione alle buste di verdurine senza cuore e deciderete di acquistarle, ecco come le ho preparate io: alla cantonese, ossia spadellate con un po’ d’olio e pochissima acqua, un pizzico di sale e un cicinin (ma poco eh!!) di brodo vegetale.
Per curare le verdure ho avuto l’accortezza di separare le foglie dai gambi. Le foglie le ho tenute intere, i gambi li ho tagliati in tre, creando dei bastoncini della lunghezza di circa 10 centimetri. Ho pulito e cotto in padella separatamente foglie e gambi. Per le foglie ci vogliono tre minuti, giusto il tempo che si mollino. Per i gambi circa cinque minuti: devono rimanere sodi e croccanti, vi accorgerete subito quando sono pronti, perché appassiscono un po’ senza perdere turgore. Altrimenti potete prepararle con dell’aglio e del peperonicino 😀
Lasciatevi incuriosire, perché se amate le verdure, le kōngxīncài sono proprio una scoperta che vi darà soddisfazione: e se andate al ristorante cinese provate a chiederle o a cercare nel menu il loro nome! Spiate sempre i tavoli con persone cinesi, variate le vostre richieste, non fossilizzatevi con il solito pollo alle mandorle!
*(sta all’estremità Sud del continente, la capitale è Melbourne)