Con questo post inauguro la rubrica e il tag “Raviollole di Rumi Mama“, che sarebbe un geniale (me lo dico da sola) MASH-UP tra le parole “ravioli” e “pillole”. Sostanzialmente una rubrica rapida, con informazioni curiose e non necessariamente omnicomprensive riguardo la cucina, gli ingredienti e i prodotti etnici. Poiché non ho mai nascosto la mia predilezione per la cucina orientale, non potevo che pensare al RAVIOLO come la versione indorata e gustosa della PILLOLA di saggezza: una pallotta di pasta ripiena di ogni ben di dio, bollente di vapore, cura per la fame vorace, comfort food per eccellenza. Salutate quindi la prima Raviollola di RuMi Mama, ovviamente dedicata ai RAVIOLI.
Avete mai sentito parlare dei DIM SUM? Se siete stati a mangiare in una qualche Chinatown all’estero sicuramente sì. Qui in Italia, perlomeno a Milano dove c’è l’avant garde italiana dei magnoni (perché noi l’anno prossimo nutriremo il Pianeta), la parola ha iniziato ad apparire e ad avere un certo rilievo negli ultimi tempi, un po’ perché un locale ha deciso di chiamarsi così, un po’ perché più in generale alcuni ristoranti cinesi finalmente si stanno differenziando, stanno variegando la proposta gastronomica e non si limitano a scongelare vasche di pollo alle mandorle fatto in serie.
DIM SUM (leggi DIM SAM) è la pronuncia cantonese della parola DIANXIN (diǎnxin 点心) che in cinese significa “dolcetto”, “assaggino” (in tutta la Cina le parole sono scritte uguali ma hanno pronunce diverse: quella “ufficiale” è basata sul mandarino/pechinese). Comunque con DIM SUM si intende una cosa deliziosa e piccina da mangiare in un boccone e, per estensione, indica quei ristoranti in cui ti siedi a tavola e ti vengono servite montagne di raviolini e piattini vari, uno diverso dall’altro, anche e soprattutto a “fantasia dello chef”. Già, non i soliti “raviolo di carne-verdure-gamberi al vapore” e “involtino primavera” del cinese a domicilio chiamato nelle fredde sere d’inverno. DIM SUM = Sabba di ravioli. UNA RAVIOLATA!
Per non confondervi nelle definizioni vi raccomando di ricordare le basi: in cinese “raviolo” si dice JIAOZI (ufficialmente jiǎozi 饺子, in cantonese li chiamano GAAU, in inglese sono nominati “dumpling” e in giapponese sono scritti con gli stessi caratteri e chiamati GYOZA). Segue un “A morte!” per chi dice che la cucina cinese “è tutta uguale”, perché esiste una gran varietà di preparazioni sia per i ripieni, per la pasta, per i metodi di cottura (al vapore, fritti, brasati…) e a seconda della provenienza regionale. Ovviamente anche la nomenclatura è molto dettagliata e va oltre il semplice termine “jiaozi”: un po’ come noi non ci sogneremmo mai di indicare semplicisticamente come “ravioli” i tortelli di zucca, gli agnolotti, i pansotti, i tortellini e così via. Ed è anche il motivo per cui, a volte, quando ordinate i ravioli al ristorante cinese, può capitare che vi arrivino ravioli con forma, ripieno e impasti diverso “dal solito”.
La mitica amica Daniela Clerici, leggendo questo post, mi ha ricordatola scena del bellissimo “Working girl” (in Italia “Una donna in carriera” 1988) dove Melanie Griffith, nei panni dell’intraprendente segretaria Tess McGill, serve ravioli cinesi alla festa aziendale. Ecco il trailer del film: al secondo 13 si vede la scena incriminata 😀
Piaciuta la Raviollola #1? 😀 Son sicura di avervi incuriositi ancora di più 😀 Commentate qui sotto o sulla Pagina di Facebook di RuMi Mama!